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Potere delle labbra, dei denti, della bocca. Potere invisibile ed ineguagliabile. Il potere di soffiare su una scintilla e farla avvampare o su una fiamma e farla spegnere. Il potere di gustare con piacere e di manifestare il proprio disgusto. Il luogo del corpo più esposto e più privato, quello che fa entrare quanto necessario per vivere e dal quale può uscire quello che precipita nella Geenna. Bocca sgraziata è destino triste, amore senza poesia, nutrimento senza gusto. Spesso vita ad occhi bassi. Pensieri di un ragazzo di bottega, poco più che adolescente avviato al “mestiere” da un padre previdente. È importante la bocca, per tutti, sempre.

Il ragazzo cresce, alla dura scuola di un maestro di chiara fama e modi spicci. Cresce e continua a covare un futuro immaginifico e, forse, irraggiungibile. Dentro il ragazzo non c’è l’ansia del maestro, la frenesia della prestazione. C’è, piuttosto, il bisogno del sogno, della felicità condivisa, derivata dalla felicità che ti circonda.

Ragazzo di bottega, figlio di un figlio del Sud che nasce e cresce nel Nord. E lavora. Osserva, impara il mestiere. Ma sogna e studia. Di notte, la domenica, quando è possibile. Diploma, laurea, specializzazione. Fatica e passione: un probabile odontotecnico è medico certo, di rango. Ma non basta. È solo la premessa del sogno, la condizione necessaria. Ha quasi cinquant’anni Massimiliano, di padre salentino e madre sarda. Occhi azzurri puntuti e la fissa di far fare alla tecnologia il compito che gli illuministi le avevano assegnato: render migliore la vita dell’umanità e non schiavizzarla. Occhi azzurri e volto sorridente, una venatura leggera ed inequivocabile, sempre presente, nei gesti e nelle parole, di quella lucida follia confinante con il genio.

Chirurgo della bocca, capace di restituirle sorriso e funzioni lasciando le finzioni al tempo che fu. Massimiliano è un medico particolare. Curare, guarire non gli basta. Massimiliano è felice quando riesce a far “stare bene”. È un Massimiliano del Nord, che ha in Bologna la patria della sua infanzia e della sua storia. Ma è come Zanna Bianca. È sensibile al richiamo della foresta, ama il Salento del padre, lo ama per la luce e le persone. Ci trascorre sempre le vacanze. E vede persone che per necessità devono cercare risposte al Nord, aggiungendo fatica alla sofferenza. E il sogno diventa Mast.

Un edificio di pietra leccese su due piani inondati di luce, silenzioso e sereno, un luogo di cura che dovrebbe comunicare dolore e preoccupazione e invece ha l’armonia di un centro benessere. Tecnologie sofisticate, un bel giardino in cui passeggiare e arredamento elegante nella sua discrezione e funzionalità.

Il Mast non ha barriere per nessuno. Aperto. Barriere per nessuno e speranze per tutti. Al Mast non ci si aggiusta e non si tira avanti, si prova a stare bene.

Del Mast è fiero Massimiliano, del Mast e della sua squadra: Antonio, Manuela, Carmela e Giuliana e degli specialisti che si porta appresso quando è necessario. In quattro fanno meno di centotrent’anni. Tutti con un trascorso di “bottega”, di esperienza sul campo e di studi approfonditi. Anime animanti dei corridoi tra lo Studio Verde e lo Studio Blu, della sala operatoria, della camera sterile e di tutti i luoghi nei quali si svolgono delicate operazioni all’ombra dei loro sorrisi e della loro gentilezza. Occhi splendenti, voci suadenti e mani sapienti son proprietà comuni al Mast, comuni e necessarie perché al Mast si giunge spesso sofferenti. A volte molto sofferenti. Ci si arriva quando le speranze sono state tradite o non hanno avuto risposte, quando l’unica chance sembra la rassegnazione. E poi ci si accorge di aver percorso sentieri scoscesi e rampe dolorose inutilmente, che si sarebbe potuto far prima e meglio.

Al Mast non ci si aggiusta e non si tira avanti, si prova a stare bene. Ed ecco la tecnologia del futuro e l’esperienza di chi ha vissuto la bottega: si entra con un problema, si espone, si affronta, si può anche modellizzare in tre dimensioni, predisporre gli interventi e vedere la propria evoluzione nel transitorio e nel risultato finale. “Orribile”, pensi rivangando una certa odontofobia. Poi scopri che al Mast il dolore è bandito, ogni operazione è condotta in condizioni di nirvana: piena coscienza e senza sofferenza. Si torna a terra quando tutto è finito.

Parole come “chirurgia guidata”, ricostruzione 3d di una tac, sedazione cosciente e tecnologia condivisa qui son di casa, cosa possano significare c’è sempre qualcuno che te lo spiega, se si ha voglia di saperlo. Ma forse è meglio riassumerlo in una filosofia della medicina che si occupa della persona e non della sua malattia, provando ad eliminare la seconda e rendere felice la prima. Un bel sogno s’è fatto realtà nel cuore della penisola salentina, nei pressi del menhir di Coelimanna, Supersano, 4500 abitanti, sulle serre salentine. Che ci sono imprese bisognose di luoghi di prestigio per essere valorizzate, ma ci sono imprese così prestigiose da valorizzare il luogo che si scelgono.